Apprendiamo dell’atto intimidatorio nei confronti del testimone di giustizia Pino Masciari : “un ordigno inesploso sul davanzale di quello che è stato per anni il suo ufficio e che oggi viene utilizzato da suo fratello”.

L’ufficio di cui si parla è quello della ex azienda di Pino Masciari in Calabria. Riteniamo che la magistratura (Vibo e Catanzaro) competente abbia aperto un fascicolo sull’accaduto e che stia esercitando al meglio le proprie funzioni valutando tutti gli aspetti e non tralasciandone alcuno.

Ci chiediamo però:

• se la procura sia in comunicazione con il Ministero degli Interni e nello specifico con la Commissione Centrale
• se la prefettura della località in cui risiede attualmente Masciari e la sua famiglia abbia preso provvedimenti speciali di controllo

Non è nostro costume sostituirci a chi di competenza ma è nostro preciso dovere essere cittadini e quindi esercitare funzioni di controllo sociale e politico. Queste valutazioni nascono soprattutto dal fatto che sia per Piera Aiello che per altri testimoni come Pino Masciari abbiamo dovuto sollecitare più volte interventi di sicurezza spesso mai arrivati o arrivati in maniera tardiva.

La questione sicurezza in Italia deve riguardare anche i livelli di percezione di chi è sottoposto a pesanti pressioni della mafia e quindi ad atti intimidatori che purtroppo a volte si concludono con la morte. La percezione di sicurezza è elemento fondamentale affinché ogni cittadino che si definisca tale si senta sereno e pronto alla denuncia.

Auspichiamo che gli organi calabresi competenti e quelli ministeriali unitamente alla prefettura di competenza facciano sentire alla famiglia Masciari la presenza dello Stato.

Associazione Antimafie Rita Atria