“Continua a salire il numero delle aziende che non mantengono i propri impegni di pagamento, soprattutto al Mezzogiorno e nel settore delle costruzioni. Nei primi tre mesi di quest\’anno, si è raggiunto il valore più alto dal 2008 ad oggi.
La crisi è profonda: attraversa il corpo inerte del Paese con una violenza inarrestabile. L’Italia non ce la fa più. L’allarme sociale è elevatissimo.
La politica di fronte a tutto ciò risponde con il solito disinteresse e la cura del proprio orticello. Parole generiche di cambiamento che muoiono davanti alla possibilità di trasformarsi in azioni.
E così, ogni giorno, un pezzo d’Italia muore. E noi che facciamo? Decidiamo di tacere oppure cominciamo ad organizzare il coraggio insieme? Forza!”
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Fonte: La Repubblica
MILANO – Soldi non ce ne sono. E quando gli affari non vanno bene, le imprese lasciano che i propri assegni vadano in protesto. Con buona pace dei creditori. Secondo i rilevamenti di Cerved Group, società specializzata nell\’analisi delle imperse e valutazione dei rischi di credito, è proseguito anche nei primi tre mesi del 2012 il peggioramento delle condizioni economiche-finanziarie delle imprese italiane. I dati sui protesti e ritardi nei pagamenti parlano di una situazione particolarmente allarmante nelle regioni del Mezzogiorno e tra le imprese operanti nel settore delle costruzioni. Nei primi tre mesi dell\’anno si contano oltre 21 mila società cui è stato protestato almeno un assegno o una cambiale, +8,1% rispetto allo stesso periodo del 2011. \”Il dato è il secondo valore più alto di un singolo trimestre dall\’inizio della crisi del 2008 – ha sottolinea Stefano Matalucci, direttore marketing di Cerved group – ed è accompagnato da un aumento dei protesti tra le imprese individuali: si contano infatti quasi 47.000 Imprenditori con almeno un protesto, in crescita del 3,2% rispetto al primo trimestre 2011\”.
Le difficoltà osservate per il complesso delle società non individuali non risparmiano nessun settore, ma la situazione più critica la vive il comparto dell\’edilizia, settore in cui l\’1,5% delle società operative sono state protestate nel primo trimestre dell\’anno. Il fenomeno, per altro, risulta in crescita con tassi a due cifre rispetto allo stesso periodo del 2011 (+12,5%). Il terziario invece è il settore dove si conta il maggior numero di soggetti protestati: 11.500 aziende, pari allo 0,8% di tutte quelle operative, con un aumento del +8,3% sull\’anno precedente. Gli andamenti territoriali hanno evidenziato una frattura tra nord, in cui la situazione è negativa ma abbastanza stabile (+0,9% nel nord ovest e -1,9% nel nord est), e il centro-sud, dove si osserva un ulteriore peggioramento. Nei primi tre mesi del 2012 i protesti sono infatti aumentati con tassi a due cifre sia nel mezzogiorno, +13,5%, sia nel centro, +10,6%. La diffusione del fenomeno ha raggiunto livelli particolarmente preoccupanti in Calabria dove l\’1,9% delle imprese operative ha avuto almeno un titolo protestato nel primo trimestre del 2012 (l\’1,4% del mezzogiorno).
\”Il peggioramento del fenomeno dei protesti nelle regioni meridionali è accompagnato da un ulteriore aumento dei tempi di liquidazione delle fatture – ha proseguito Matalucci – l\’attesa per i pagamenti delle società meridionali è passata da 90,4 giorni dell\’ultimo trimestre 2011 a 92,9 dei primi tre mesi 2012, con un\’accresciuta diffusione dei ritardi gravi che vede il 10,5% delle stesse saldare le fatture con oltre due mesi di ritardo\”.