\”Secondo i dati Istat, il 31,8 per cento dei calabresi tra i 18 e i 29 anni ha ultimato o abbandonato gli studi ma non ha ancora un impiego. La media nazionale è al 22,1 per cento, solo Campania e Sicilia sono peggio della Calabria.
La mia Calabria non merita tutto questo. I nostri giovani non hanno colpa se non quella di essere nati in questa terra sventurata.
Per quanto tempo ancora dovremo accettare questa tragedia sociale in silenzio? Il vero cancro della Calabria ha un nome preciso: si chiama \’ndrangheta. Dobbiamo estirparlo con fermezza assoluta. Dobbiamo denunciare questi mercanti di morte: sbatterli in galera e liberare insieme in nostro presente.
Serve coraggio: dobbiamo difendere la nostra libertà.Dobbiamo dare ai nostri figli una ragione per sperare. We care\”.
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Fonte: Il Quotidiano della Calabria
ROMA – Nè studiano né lavorano: sono allarmanti i dati sui giovani calabresi, schiacciati dalla crisi. Uno su tre, in pratica, ha ultimato gli studi ma non ha ancora un impiego. È la fotografia allarmante scattata dall’Istat nel suo rapporto annuale in cui si evidenza il divario record tra tra il tasso di disoccupazione giovanile e quello totale. A livello nazionale, il divario tra il tasso di occupazione dei 18-29enni e quello della popolazione tra i 15 e i 64 anni, dopo essere rimasto stabile tra il 1993 e il 2002 si è andato progressivamente allargando fino a raggiungere nel 2011 i 15,9 punti percentuali con tassi di occupazione rispettivamente al 41 e al 56,9%. In sostanza la disoccupazione negli ultimi anni sta pesando di più sui giovani.
La distanza tra il tasso di disoccupazione giovanile e quello complessivo si è allargata a sfavore dei giovani tra il 1993 e il 1997 ed è tornata ad aumentare sensibilmente dopo un periodo di riduzione e di successiva stabilità, a partire dal 2008, per superare le due cifre nel 2009: 17,9% per i giovani e 7,8% per la popolazione complessiva. Lo scorso anno il divario ha raggiunto il livello più elevato con un tasso di disoccupazione dei 18-29enni pari al 20,2% a fronte dell’8,4% totale.
Ma è rispetto ai \’Neet\’, i giovani che non studiano e non lavorano, che spicca il dato calabrese: sono il 31,8% del totale dei giovani ben al di sopra della media nazionale che, a sua volta supera sensibilmente la media europea (22,1% nel 2010 contro il 15,3%). In particolare l’incidenza italiana è più alta rispetto agli altri grandi paesi europei come la Germania (10,7%), il Regno Unito e la Francia (14,6% entrambi) ed è simile invece a quella della Spagna che con il 20,4% si colloca al quint\’ultimo posto dell’Unione europea.
La quota di giovani \’Neet\’ è aumentata a seguito della crisi del 2008-2009 raggiungendo il livello più alto nel Mezzogiorno, 31,9%: quasi il doppio rispetto al centro-Nord. Campania e Sicilia sono le regioni con le quote più elevate, oltre il 35%, seguite da Calabria – che quindi è sul triste podio nazionale – e Puglia (rispettivamente 31,8% e 29,2%).