Sono passati 19 anni da quel tragico 29 agosto del 1991 quando i sicari della mafia uccisero, in via Vittorio Alfieri, Libero Grassi, l’uomo che sino a quel momento aveva osato sfidarli, pubblicamente, rifiutandosi di pagare il pizzo. Libero Grassi, l’imprenditore titolare della Sigma, costretta negli anni, proprio a causa di questo suo impegno civile contro la criminalità organizzata, a vivere momenti di grande difficoltà, rappresenta ancora oggi la forza e l’impegno del sistema delle imprese e della stessa società civile a liberarsi dalla morsa della piovrà mafiosa.
Da quella morte sono stati in tanti, commercianti, artigiani, cittadini, a prendere coraggio nel denunciare il racket e a stringersi attorno ai magistrati e alle forze dell’ordine, per fare fronte comune, in questa battaglia di “liberazione”.
Una eredità “pesante” che allora non venne subito raccolta, e che non fece altro che creare terrà bruciata attorno al coraggio di quest’uomo, lasciato solo, in particolare dalle istituzioni, che recupereranno e colmeranno i vuoti solo dopo, quando quel corpo senza vita, sull’asfalto di via Vittorio Alfieri, richiamò l’attenzione di migliaia di cittadini e dei media nazionali ed internazionali.
Una morte che risvegliò molte coscienze, rafforzando la nascita e la crescita delle associazioni antiracket messe su da Tano Grasso, con l’ACIO a Capo d’Orlando, anche nella provincia di Siracusa, con le esperienze di Palazzolo e di Francofonte, e da li a seguire tante altre, con tante denuncie e tanti arresti di criminali (… per tutte basta ricordare la lunga vicenda dell’Irish Pub e di Bruno Piazzese) e di “cravattari”, che da sempre hanno fatto da freno alla crescita e allo sviluppo di questa terra.
Tra alti e bassi, tra leggi poco chiare e poco incisive nella lotta al racket e alla criminalità organizzata, tra l’isolamento e gli attacchi ai magistrati antimafia, alle risorse sempre più irrisorie per le forze di polizia in prima linea nel ripristino della legalità, alle straordinarie esperienze di uomini e donne, da Libera a Libero Futuro, ai giovani di Addiopizzo, che hanno tenuto in vita la memoria di Libero Grassi.
Una piccola parte di questo grande Paese, destinta a diventare, ma non lo è ancora, la sua totalità.
Si, perché in questa battaglia non si è riusciti mai a creare un fronte comune, in particolare con la politica, certa politica, spesso accusata di incrociare i propri interessi con quelli mafiosi.
Basta vedere le cerimonie degli anniversari, sempre con meno politici ma, fortunatamente, più ricche di giovani e di imprenditori, ad iniziare dalle associazioni di categoria, da Confindustria con il suo presidente regionale, il siracusano Ivan Lo Bello, quello delle espulsioni dall’associazione degli industriali di quelle aziende che continuano a dire si al racket.
«Ringrazio i cittadini che sono intervenuti portando simbolicamente un fiore in memoria di Libero – ha detto Pina Maisano, vedova di Libero Grassi, a conclusione della cerimonia di oggi in via Alfiero a Palermo – ma noto con rammarico degli assenti illustri: le istituzioni».
Certo, oggi molto è cambiato nella lotta al racket delle estorsioni e alla mafia, è cresciuta la sensibilità, sono aumentate le denuncie, anche se nella penombra, ma sono aumentate, così come in molti casi si è rotto quel silenzio assordante che da sempre ha fatto forte la criminalità.
Da Libero Grassi, da quel 29 agosto del 1991, è stato anche tanto il sangue versato per le strade, tante però anche le vittorie, ma altrettante, ahimè, le pagine buie e i misteri, così come le minacce ad imprenditori, magistrati, operatori delle forze dell’ordine (le ultime minacce alle famiglie degli uomini della “catturandi” di Palermo sono preoccupanti) e liberi cittadini, che hanno scelto di stare dalla parte della legalità.
Quella fiaccola di libertà, accesa 19 anni fa sul selciato di via Vittoria Alfieri, passata di mani in mano, non si è ancora spenta, e difficilmente potrà spegnersi, sino a quando verrà alimentata dalla determinazione e dal coraggio di migliaia di cittadini che, giorno dopo giorno, fanno si che il buio non prevalga sulla luce, spezzando le catene della paura e dell’arretratezza.
da: Il Giornale di Siracusa