Fonte: La Repubblica – Ancora poche settimane. Poi partiranno i “415 bis”, gli avvisi di conclusione dell’inchiesta “Minotauro”, l’indagine della direzione distrettuale antimafia della Procura di Torino che l’8 giugno scorso ha portato in carcere 142 persone accusate di appartenere alle ramificazioni piemontesi della ‘ndrangheta. Questa è la speranza degli inquirenti, che vorrebbero terminare un lavoro cominciato nel 2007 e rivelatosi durante il suo svolgimento sempre più colossale.
Dopo gli arresti di giugno, i magistrati hanno aumentato il ritmo per interrogare i carcerati, sentire le persone informate sui fatti, incrementare gli accertamenti patrimoniali e portare alla scoperta di nuovi elementi, su cui c’è il massimo riserbo. Nel frattempo procede parallelamente il lavoro della commissione prefettizia d’indagine sui Comuni di Leinì, il cui sindaco Ivano Coral si è dimesso (secondo la procura tre affiliati parteciparono attivamente alla sua campagna elettorale per la Provincia nel 2009 in cambio di 24mila euro erogati da Nevio Coral), e di Rivarolo, dove il sindaco Fabrizio Bertot, candidato al Parlamento europeo nel 2009, aveva partecipato a un incontro organizzato da Giuseppe Catalano (padrino, capo della “locale” di Torino ed esponente di punta dell’organizzazione in Piemonte) al fine di conoscere alcuni degli affiliati alla \’ndrangheta più rappresentativi della provincia. (Stando all’ordinanza di custodia cautelare, il boss Catalano stava organizzando il voto di scambio, per cui avrebbe ricevuto 20mila euro dal responsabile della campagna elettorale di Bertot). Gli accertamenti della prefettura sugli atti delle due amministrazioni sono cominciati a inizio agosto e in questi giorni scadono i tre mesi di tempo disponibili per queste attività, salvo eventuali proroghe.
Inoltre – secondo informazioni uscite sulla stampa locale – tre degli arrestati e la moglie di un capo di una delle ‘ndrine più potenti del territorio hanno cominciato a fare ammissioni e a collaborare permettendo di acquisire nuovi elementi e aumentare la solidità dell’impianto accusatorio. La donna ha anche aderito al programma di protezione per i collaboratori di giustizia ed è stata trasferita in un luogo segreto e protetto. Tuttavia dalla Procura smentiscono e affermano che ufficialmente gli unici due collaboratori di giustizia restano due, Rocco Marando e Rocco Varacalli, le cui dichiarazioni hanno permesso ai magistrati di raccogliere dettagli importanti sulla struttura della ‘ndrangheta in Piemonte, mentre per il resto gli arrestati tacciono per omertà.
Altre certezze alle ipotesi investigative sono arrivate dalle prime due condanne di due arrestati per l’operazione Minotauro, Francesco D’Onofrio e Francesco Tamburi, condannati dal gup Alessandra Bassi rispettivamente a 15 e 8 anni di carcere nel processo con rito abbreviato concluso il 27 ottobre scorso. I due erano stati raggiunti dall’ordine d’arresto del tribunale torinese mentre erano già in carcere per l’operazione “Crimine” della Dda di Reggio Calabria, scattata il 13 luglio 2010. Insieme a loro finirono agli arresti Giuseppe Catalano e il fratello Giovanni, Carmelo Cataldo e Rocco Zangrà, che andranno a processo il 15 dicembre prossimo. Per gli indagati di “Minotauro” bisognerà invece aspettare ancora qualche mese prima che arrivino alle udienze preliminari.
Un’operazione antindrangheta in Piemonte, in particolare, a Torino e nei Paesi confinanti della medesima Provincia:Leinì,Rivarolo,Moncalieri.
Questa Operazione ha,per il momento, messo a nudo le complicità politiche di parte della Regione,perchè certamente le connessioni ed i legami con i locali di ‘ndrangheta SI POSSONO BENISSIMO estendere ad altre Provincie,soprattutto,le più piccole della Regione.
Sarebbe, quantomeno, importante valutare i favori che la ‘ndrangheta ha ottenuto,ossia venire a capo dei rapporti,che certamente ci sono,con l’imprenditoria collusa e compiacente.A tal proposito è, opportuno, verificare l’indagine portata avanti dalla Guardia di Finanza sull’ingente patrimonio sequestrato, pari a 119 milioni di euro, per capire come abbia,la ‘ndrangheta, ottenuto i favori di appaltatura, ossia se oltre al riciclaggio ci sia la volontà imprenditrice di favorire la consorteria criminale di stampo mafioso della ‘ndrangheta.E SU QUALE VERSANTE.
Il Prefetto di Torino,in qualità di Prefetto Antimafia, valuterà caso per caso il commissariamento di ogni singolo Comune.
Vedremo come penderà l’ago della bilancia, dopo gli avvisi di conclusione dell’inchiesta, iniziata con determinate prove e ampliata con altre.