\”Il sisma emiliano ha danneggiato 500 stabilimenti industriali, mettendo a rischio 13mila posti di lavoro.
Dobbiamo intervenire subito con misure straordinarie e immediate: l\’Emilia rischia la paralisi economica con conseguenze gravissime sul piano sociale.
Serve un piano di messa in sicurezza e ripristino della fabbriche colpite dal sisma. Facciamo presto\”.
Fonte Ansa: Allarme Confindustria: stop produzione per 4 mesi
MEDOLLA (MODENA), 31 MAG – Sono almeno 500 gli stabilimenti danneggiati in strutture o macchinari dal sisma che ha colpito l\’Emilia e sono 12-13.000 i posti di lavoro a rischio nel settore industriale. E\’ la prima stima realizzata da Confindustria, dopo i danni del terremoto. L\’associazione degli industriali sta facendo un censimento dei danni subiti nei vari capannoni ed è al momento difficile fare una stima sui costi. Il sisma ha colpito durissimo un\’area che, da sola, rappresenta circa il 10% del Pil dell\’Emilia-Romagna e l\’1% di quello nazionale, trainato soprattutto da settori come il biomedicale e la meccanica. Domani pomeriggio, nel piazzale della sede di Confindustria di Medolla ci sarà un incontro con i dirigenti della Protezione civile sulle procedure che le imprese devono seguire per verificare l\’agibilità o l\’inagibilita delle strutture, per richiedere i sopralluoghi e i successivi rilievi dei danni.
ALLARME CONFINDUSTRIA, STOP PRODUZIONE PER 4 MESI – \”Ho letto anch\’io sui giornali di oggi che nella zona dove è localizzato l\’epicentro si produce circa l\’1% del Pil del nostro Paese. E\’ chiaro che in quest\’area probabilmente assisteremo ad un fermo delle attività produttive di alcuni mesi. Credo che indicare tre-quattro mesi non sia lontano dalla realtà\”. Lo ha detto, parlando dei danni provocati dal terremoto in Emilia Romagna il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, incontrando i giornalisti a margine della 86/ma Assemblea Generale ordinaria dei soci di Confindustria Catania in corso ad Acicastello. \”Sicuramente\”, ha spiegato Squinzi, ci sarà almeno \”un minimo di impatto sul Pil\”.
COLDIRETTI, 500 MLN DANNI AD AGROALIMENTARE – Dai caseifici agli stabilimenti di lavorazione della frutta, dalla cantine alle acetaie di invecchiamento dell\’aceto balsamico fino ai magazzini di stagionatura di Grana e Parmigiano. Ma anche case rurali, stalle, fienili, macchinari distrutti e animali morti per un totale di 500 milioni di danni sono stati provocati dal terremoto tra le province di Modena, Ferrara, Piacenza, Mantova e Bologna ma anche tra Rovigo e Reggio Emilia. E\’ il primo bilancio stilato dalla Coldiretti sugli effetti del terremoto. sul distretto agroalimentare italiano dove si produce oltre il 10% del Pil agricolo e dal quale partono verso l\’Italia ed il resto del mondo le più prestigiose produzioni agroalimentari nazionali, dal Parmigiano Reggiano all\’aceto balsamico di Modena, dal prosciutto di Parma fino al Lambrusco.
Cantine e macelli dai quali si ottiene la materia prima per il prosciutto di Parma hanno fermato le attività e solo per l\’aceto balsamico – sottolinea la Coldiretti – si stimano danni per 15 milioni mentre sono circa 1 milione le forme di Parmigiano Reggiano e Grana Padano rovinate a terra dopo le ultime scosse che hanno provocato ulteriori crolli delle \’scalere\’, le grandi scaffalature di stagionatura, come nella latteria sociale di Porto Mantovano e nel caseificio e magazzino di Pietro Rossi di Correggio in provincia di Reggio Emilia. A 100 metri dall\’industria biomedicale Emotronic a Medolla nell\’azienda di Mauro Galavotti sono crollati i magazzini di fieno con impianto fotovoltaico, i centri aziendali sono lesionati e c\’é bisogno di container per le persone e gli animali nella stalla dove ci sono le mucche che producono latte per il Parmigiano Reggiano. A Mirandola – continua la Coldiretti – nella stalla di Davide Pinchelli che si trova a 150 metri dell\’industria Bbg, dove purtroppo ci sono state vittime, sono crollati i centri aziendali. Nell\’allevamento di Alessandro Truzzi via Boccalina 4/a Novi di Modena sono andati giù capannoni di una corte di 550 anni, crollati fienile e magazzini con sotto fieno e mangimi e non si sa cosa dare da mangiare agli animali Nel mantovano il sisma – spiega la Coldiretti – non ha risparmiato gli agriturismi: allo \’Zibramonda\’ di Quistello ci sono fratture nel tetto e sui muri e la struttura é fuori uso, alla \’Corte Guantara\’ di San Giovanni del Dosso ci sono stati danni al fienile e all\’impianto fotovoltaico sul tetto, alla \’Rocchetta\’ di Moglia è crollata la stalla vecchia mentre quella nuova ha avuto seri danni tanto che i titolari sono stati costretti a spostare i 15 cavalli che di solito vengono usati per l\’ippoterapia. Il terremoto – continua la Coldiretti – ha provocato anche un pericoloso rischio idrogeologico nei territori colpiti con danni dagli impianti idraulici e frane in alcuni alvei che pregiudicano il regolare deflusso delle acque. Una prima conseguenza di questi danni molto gravi è la sospensione del servizio irriguo per un\’area della provincia modenese di 26 mila ettari che va da Novi di Modena a Carpi, Campogalliano e Soliera. Un territorio dove forte è la specializzazione per la frutticoltura, il Parmigiano Reggiano e numerose risaie.
Dell\’inviato Giampaolo Grassi
MODENA – Il terremoto ha piegato le gambe alle aziende modenesi, che a fatica stavano cercando di sollevarsi dopo il sisma di dieci giorni fa. Proprio in queste ore, chiuse le verifiche di agibilità, gli operai delle fabbriche della zona stavano iniziando a far rientro al lavoro. Il cammino faticoso del ritorno alla normalità ha fatto marcia indietro. Da stamani si è tornati a scavare nelle macerie, a guardare sgomenti sagome di capannoni venuti giù come fossero di carta.
Lo scenario non cambia. Nelle fabbriche dove vengono costruiti i motori che hanno fatto la storia dell\’automobile, così come nei magazzini delle ceramiche o nei laboratori del più importante distretto europeo di aziende biomedicali, lo sgomento è lo stesso che si legge sulla faccia del contadino che guarda le macerie del cascinale in mattoni rossi venuto giù alle nove del mattino. C\’é la disperazione per chi è rimasto sotto quelle macerie, la stanchezza di chi non sa se troverà le energie per ripartire, la paura di dover rientrare tra quelle mura. Il presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani, ha provato a rassicurare: \”Tutto sarà ricostruito, come già detto da Monti, e la nostra Regione non sarà lasciata sola\”. Ma nelle menti degli imprenditori emiliani ci sono ancora i 5.000 posti a rischio per il terremoto di dieci giorni fa. Ancora non sono stati fatti bilanci per quel che riguarda i danni industriali del sisma di sette giorni fa, ovviamente nemmeno di quello odierno. Ma questo è il momento di scavare fra le macerie, è il momento di pensare alle persone, a chi non ha più una casa, ma anche a chi stanotte dormirà in una macchina, o in una tenda. Le prime stime arrivano dal settore agroalimentare: la Coldiretti valuta un danno di mezzo miliardo.
L\’associazione ha tenuto conto \”dei nuovi crolli e lesioni di case, stalle, edifici rurali\”. Secondo la Coldiretti \”altri 550.000 pezzi tra forme di grana e parmigiano, in aggiunta ai 500.000 già colpiti dalla scossa del 20 maggio scorso\”, sono stati danneggiati dalla nuova scossa sismica. \”In pratica – spiega Coldiretti – è stato colpito il 10% della produzione annua di due dei formaggi più popolari e diffusi del made in Italy, e la metà di questo 10% viene considerata non più recuperabile in alcun modo\”. Per Ettore Prandini, presidente della Coldiretti Lombardia, quanto avvenuto in questi giorni \”rischia di mettere in ginocchio il settore: le forme perse o danneggiate servivano anche come garanzia per crediti e finanziamenti che le aziende avevano chiesto alle banche per gestire l\’attività e gli investimenti. Adesso non c\’é un minuto da perdere e ognuno deve fare la propria parte\”. Una spinta alla fiducia è arrivata anche dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: \”Dico agli emiliani: abbiate fiducia, abbiate speranza, abbiate certezza che si potrà risanare il territorio dalle ferite\”. Nel Modenese le ferite sono ancora aperte e dolorose. Il terremoto ha piegato le gambe, si cercano le forze per rimettersi in piedi.