La strategia della ‘ndrangheta è nuovamente cambiata, si è passati da una lotta interna (le “faide”) per la riconquista dei territori, ad un attacco frontale ai vertici giudiziari della Calabria. Questo cambio di rotta, temporaneo, è probabilmente dato dall’intensificarsi delle indagini e dei conseguenti arresti, oltre che dalle numerose confische che in questi ultimi mesi si sono susseguite. La Giustizia Calabrese ha cominciato a smuovere delle acque sino ad oggi calme, una realtà in cui tutti, a partire dalle stesse famiglie ‘ndranghetiste, agivano nella più totale libertà. Ma basterà tutto ciò? E poi, perchè non si è cominciato prima a fare questo lavoro? Con l’arrivo dell’esercito si vogliono scongiurare attacchi diretti agli organi Giudiziari Calabresi ma non si è capito una cosa, la ‘ndrangheta quando non riesce a colpire l’obiettivo prefissato, sposta la mira ma sicuramente non dimentica, e pertanto ci ritroveremo a dover proteggere tutta la vita queste persone, se di vita possiamo parlare. Ci si stà concentrando sui Magistrati ma niente o poco si stà facendo per proteggere i cittadini, quella parte onesta di Calabresi che non si riconoscono in questo contesto sociale, quei Calabresi che “pretendono” una Giustizia seria ed equa. Non vediamo iniziative atte ad intraprendere un percorso di cambiamento culturale della Calabria, si fa’ troppo poco per i giovani e nelle scuole Calabresi, strumenti di aggregamento Sociale e Culturale ve ne sono infinitamente pochi. Si sequestrano beni che potrebbero benissimo essere utilizzati per questo scopo ma che, vengono inseriti in un sistema burocratico e giudiziario di estrema lentezza che il più delle volte si inceppa per l’enorme mole di lavoro che le Magistrature debbono compiere, quasi sempre con carenze di organico spaventose. Troppo poco sin fa’ in questo senso, come se il “cancro ‘ndrangheta” fosse esclusivamente contro i Magistrati, mentre è anche e soprattutto la Società da difendere, da ricostruire e da “abituare” alla Legalità. Per far questo non serve l’esercito che già tanti ragazzi piange per una guerra “di pace” non nostra, che non ci riguarda, ma serve insegnamento, lavoro e presenza costante dello Stato Sociale, quello Stato composto da tutti noi, perchè ognuno di noi deve fare la sua parte se vogliamo consegnare ai nostri figli un futuro che non debba dipendere dalle mafie! Tommaso C. – Blog degli Amici di Pino Masciari