Riportiamo parte dell\’articolo di oggi, 4 Agosto 2008, pubblicato sulla Gazzetta del Sud
\”(…) I due cognati imprenditori e gestori anche di uno dei ristoranti più noti della zona, sono riusciti a rompere il muro dell\’omertà e a trovare il coraggio di denunciare i loro aguzzini. (…) Ma passati i riflettori del processo \”Azimut\” i due cognati che hanno continuato a lavorare come sempre, nell\’azienda di famiglia, hanno provato ulteriori dosi di pura paura. Alcune telecamere riprendono quotidianamente le loro attività ma da alcune settimane, a ridosso di un\’incredibile sentenza assolutoria d\’Appello di uno degli stralci del processo \”Azimut\”, i due cugini sono stati oggetto di una inquietante sequela di atti intimidatori, di chiara matrice mafiosa.
(…) Una sequela impressionante di intimidazioni e minacce, a testimonianza che la \’ndrangheta non dimentica e che non va mai in ferie. Il silenzio imbarazzante della società civile e delle istituzioni locali, poi, fa paura quanto i boss e le loro logiche criminali che infestano la nostra regione. La guerra contro la mafia si vince solo se le \”forze sane\” sono unite e coese.\”