«Se un imprenditore può scegliere da chi rifornirsi di cemento o di ferro, allora siamo in democrazia, altrimenti non siamo in uno Stato libero se ancora oggi in Lombardia come in Calabria le scelte nel campo dell’edilizia sono gestite dalla ‘ndrangheta e dalla camorra». A dirlo è stato il procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, intervenendo alla trasmissione l’Infedele di Gad Lerner su La7 dedicata alle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Lombardia. Nel corso della trasmissione si è parlato anche del libro «Metastasi» scritto da Gianluigi Nuzzi e Claudio Antonelli con le dichiarazioni del pentito Giuseppe Di Bella. Alla trasmissione hanno partecipato anche i parlamentari Santo Versace e Angela Napoli, il sindaco di Lecco, Virginio Brivio, il consigliere regionale della Lombardia di Idv, Giulio Cavalli. «Per misurare la presenza della mafia in Italia – ha aggiunto – dobbiamo vedere il grado di vivibilità dei commercianti. Il fatto che si siano fatte delle operazioni sulla famiglia Coco Trovato non deve tranquillizzare. Non è che con 40-50 arresti abbiamo risolto il problema. Parlare di un’organizzazione come questa vuol dire parlare di duemila affiliati. E se dicessi che in provincia di Reggio Calabria ci sono diecimila affiliati? Se la politica va ogni giorno in televisione a leggere numeri la gente non capisce».
«Quando si grida al successo e si dice che la ‘ndrangheta è nervosa e per questo mette le bombe – ha detto Gratteri riferendosi agli attentati e alle intimidazioni compiute nei mesi scorsi ai danni di magistrati reggini – non è vero. I figli dei capi cosca, adesso sono ingegneri, medici e sono nei quadri della pubblica amministrazione. Questa è la grande sfida che abbiamo davanti. Dimostrare che sono anche dei capi mafia».
Ansa