Potrebbe essere la tentata truffa del millennio ma potrebbe anche non esserlo (si veda il post di ieri nell\’archivio de IlSole24Ore.it). Di certo c’è che un gruppo di 20 persone – tutte accusate a vario titolo di aver partecipato a una maxi operazione di riciclaggio – hanno tentato di piazzare e riscuotere sulle piazze finanziarie italiane ed estere un certificato di deposito di 870 milioni di dollari (avete letto bene) del 1961. Con gli interessi il titolo era nel frattempo lievitato a circa 39 miliardi di dollari (avete letto bene ancora una volta).
Roba da piazzarsi per una vita.
Il titolo – nonostante Credit Suisse dichiari il contrario – per la Procura della Repubblica di Reggio Calabria è vero e apparteneva all’ex dittatore indonesiano Sukarno. Come è arrivato nelle mani di una banda all’interno della quale c’erano uomini di Cosa nostra e, soprattutto, ‘ndrangheta? Ah saperlo…. Fatto sta che la banda era quasi riuscita a riscuotere o quantomeno ci è andata talmente vicino da rifiutare anche un’offerta pari al 45% del valore nominale.
La banda era sicura di sé ed era ricorsa ai migliori periti internazionali per accertare la veridicità di un titolo che avrebbe messo in ginocchio o quasi il Credit Suisse (comprensibile, dunque, che l’Istituto di credito abbia fatto di tutto per dire che era falso). Il titolo era un “obbligazionario collaterale”, rappresentativo di debito pubblico.
Gli “obbligazionari collaterali” hanno sostituito l’oro come deposito di garanzia, evidenziandosene l’utilizzo comune per aumenti di capitale nelle società o per coprire in bilancio grosse perdite conferendoli in conto capitale in modo da consentire alle società medesime di moltiplicare il capitale sociale senza aver effettuato un reale versamento, indicando il nuovo capitale in sede di approvazione di bilancio.
NON SOLO DITTATORI
I pm di Reggio Calabria hanno assodato che la banda per mesi ha lasciato tracce precise dell’esistenza di una vera e propria holding economica criminale il cui obiettivo era il recupero e il reimpiego di titoli di credito di elevato valore rastrellati con metodi rimasti oscuri sul mercato finanziario occulto con un consistente impegno economico proveniente da fonti diverse e non tutte individuate. Insomma, una solida struttura in grado di gestire la larga disponibilità di titoli acquisita illecitamente riciclandola sul mercato ufficiale con contatti ai più alti livelli della finanza nazionale ed internazionale che attestano di per sé la qualità e la credibilità goduta dai soggetti coinvolti nelle trattative attraverso le quali ne doveva essere realizzata la monetizzazione.
La larga disponibilità di titoli ulteriori rispetto a quello sequestrato -di maggior valore e su cui si era ovviamente concentrata l’attenzione degli associati nella fase di monitoraggio- è risultata certa sulla base di indicazioni precise provenienti dagli stessi interessati che hanno fatto riferimento a transazioni già compiute e da compiere
Accanto al commercio legale di titoli collaterali è stata acclarata l’esistenza di un fiorente commercio illecito che tratta sia titoli falsi che veri utilizzati per sostituire ingenti importi di denaro di provenienza illecita, ma che, per essere introdotti nei canali ufficiali e commercializzati richiedono egualmente il ricorso a istituti di credito che vi provvedano, previa verifica della genuinità e della titolarità legittima.
COLLATERALI A GOGO’
Scoperto un caso di possesso di titolo collaterale del quale la banda composta anche da uomini di Cosa nostra e ‘ndrangheta non sapeva e non poteva giustificare il possesso (come è arrivato dall’Indonesia in mani mafiose via Svizzera?) ecco dunque che anche nel momento in cui io scrivo e voi leggete, in giro per il mondo ci sono altri certificati obbligazionari collaterali pronti a cadere nelle mani sbagliate. Numerosi sono quelli statunitensi, totalmente privi, come abbiamo visto per questa tipologia di titoli, di ogni copertura finanziaria.
Storicamente il caso più clamoroso di collaterali privi di copertura finanziaria riguarda il periodo precedente la seconda guerra mondiale, allorquando il Governo degli Stati Uniti immise sul mercato titoli obbligazionari per miliardi di dollari, che vennero dichiarati, pochi anni dopo, falsi e dunque non convertibili. Secondo il dipartimento del Tesoro americano, questi titoli furono stampati dalla Cia e utilizzati per finanziare la resistenza al regime comunista che vigeva in Cina durante gli anni ‘30, per poi andare smarriti.
In realtà, la maggior parte di essi furono messi in circolazione e i collaterali ancora oggi circolano nelle Security ufficiali delle Banche d’affari e nelle piazze finanziarie. Anche in Italia, in particolare nella zona di confine con la Svizzera (per ovvi motivi), sono stati operati in passato vari sequestri di titoli collaterali emessi per importi milionari.
Il 4 maggio 2009, a esempio, a Chiasso la Guardia di Finanza ha rinvenuto nel bagagliaio di due giapponesi, titoli per un valore di circa 96 miliardi di euro (134 miliardi di dollari) occultati nel fondo di una valigia unitamente a cospicua documentazione bancaria in originale. Complessivamente si trattava di 249 bond della Federal Reserve statunitense, del valore nominale di 500 milioni di dollari ciascuno, più 10 bond Kennedy da 1 miliardo di dollari ciascuno.
Anche il Nucleo Speciale di Polizia Valutaria di Roma, (si veda la sentenza n.402/09 del Tribunale di Trento) ha, in passato, svolto indagini su alcuni titoli collaterali, rivelatisi falsi e utilizzati per commettere una serie di truffe.
Occhi dunque ai collaterali. Gli “effetti” potrebbero essere devastanti. Per le banche che, non a caso, aprono mille occhi quando c’è da difendere il portafoglio. Il proprio.
articolo di Roberto Gallulo (tratto da \’Guardie o Ladri\’ – Il Sole 24 Ore)