Pietro Orsatti – Gli Italiani
Gaspare Spatuzza non è certo una brava persona. Mi hanno raccontato pochi mesi fa dettagli della sua cattura e che cercò di sfuggirvi sparando. Ci sono poche foto di lui. La maggior parte proprio in manetta subito dopo lo scontro a fuoco. Impassibile, freddo. Un soldato delle famiglie palermitane legate ai corleonesi di Totò Riina. Nessuno all’epoca sapeva il peso che aveva avuto nel periodo stragista questo soldato del clan Graviano di Brancaccio. Soldato, killer, uomo di spicco nella fase terroristica di Cosa nostra. Uno degli esecutori materiali di omicidi terribili e della strage di via D’Amelio del 19 luglio 1992. Non lo dice una sentenza, lo dice lui.
Gaspare Spatuzza è tutt’altro che una brava persona. Traffico di armi, racket, omicidi, attentati. Senza battere ciglio. Esecutore di ordini terribili, organizzatore di una campagna stragista che ha cambiato il volto di questo Paese fra il 1992 e il 1993.
Gaspare Spatuzza è un uomo con cui nessuna persona decente vorrebbe avere a che fare. Nonostante il suo pentimento, nonostante la sua conversione religiosa. Nonostante chieda perdono. Oggi.
Gaspare Spatuzza oggi parla, o meglio parla da circa due anni. Racconta della strage di Via D’Amelio, racconta di quello che avvenne dopo l’omicidio di Salvo Lima, del terremoto che fu per Cosa nostra abbandonare i riferimenti interni alla Dc dell’epoca e andarne a cercare di nuovi, a Milano. Parla di Marcello Dell’Utri, Spatuzza. E di “quello di Canale 5″, di Silvio Berlusconi. Ma non solo. Spatuzza parla del coinvolgimento di uomini dello Stato, di servitori infedeli, sia nella fase preparatoria della strage di via D’Amelio che, poi, nella cosiddetta trattativa fra Cosa nostra e pezzi dello Stato. E fa nomi, identifica volti. Insomma, la sua collaborazione con la giustizia è di enorme importanza per tutti quelli che vogliono sapere finalmente la verità su quella stagione.
Ben tre procure, ritenendolo dopo numerosi riscontri attendibile, hannop richiesto l’inserimento di Gaspare Spatuzza nel programma speciale di protezione. Perché finora questo fondamentale teste per i pm di Palermo, Caltanissetta e Firenze non lo ha un programma specifico, ma solo delle normali misure standard di tutela. Quindi non ha cambiato identità, non ha nuovi documenti, una vita di copertura e una rete di protezione particolare. Tutto però sembrava andare per il verso giusto per l’ottenimento del programma speciale, anche se a rilento, quando alla fine dello scorso anno il pentito è stato ascoltato in aula nel corso del processo di appello a Marcello Dell’Utri per associazione esterna (in primo grado è stato condannato). Da quel momento il collaboratore da credibile è diventato “manovrato”, una mina vagante, un calunniatore, etc etc. Non, però, per le procure che tuttora lo ritengono attendibile, ma per molti esponenti del centro destra e in particolare per il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, da cui dipende direttamente il servio centrale di protezione testimoni e collaboratori, che da quel momento ha iniziato a rilasciare dichiarazioni molto pesanti all’indirizzo sia del pentito che dei magistrati che lo stanno ascoltando. Definiamolo un atteggiamento “inelegante”?
E oggi, a qualche mese di distanza, è arrivata la decisione di non accogliere le richieste delle procure e quindi di non attivare il programma speciale di protezione per Spatuzza.
«Da quando Spatuzza ha deposto al processo che vede imputato il senatore del Pdl Marcello Dell’Utri i giudizi su questo collaboratore sono cambiati. Succede sempre così: quando si parla della dimensione militare della mafia si è tutti d’accordo e i collaboratori vengono applauditi, quando si toccano i sistemi di collusione mafia-politica la musica cambia». Così il senatore del Pd Giuseppe Lumia commenta la decisione della Commissione centrale del Viminale per la definizione e applicazione delle misure speciali destinate ai pentiti di non ritenere attendibile il collaboratore Gaspare Spatuzza. «È una scelta grave -aggiunge Lumia- che si pone in contrasto alle richieste delle Procure che indagano sulle stragi di mafia 92/93. Quali argomenti in più ha il governo rispetto alla magistratura? È chiaro che il governo vuole punire e intimidire Spatuzza. Ha paura che venga fuori la verità sulle stragi e sulle collusioni che le hanno determinate? È indispensabile che il governo faccia un passo indietro e lasci lavorare al meglio la magistratura per approfondire tutti i fatti e accertare le più amare e terribili verità sulle collusioni mafiose di settori deviati dello Stato e della politica che hanno portato alla stagione stragista».
La dichiarazione di Lumia, e non è la sola di queste ore, fa emergere tutti i timori che già negli scorsi mesi erano sati avanzati dopo i primi segnali da parte di esponenti di governo del centro destra di voler smontare il pericolo Spatuzza. Disinnescando la bomba Spatuzza.
La decisione presa oggi dalla commissione centrale secondoAntonio Di Pietro «è anche un segnale ben chiaro, un altolà rivolto a chi collabora con la giustizia, un modo per dire:’state attentì, la collaborazione non paga. Insomma, Spatuzza, da oggi, è un morto che cammina». E forse, a questo punto e come chiedono molti membri della commissione Antimafia, Mantovano dovrà andare in Parlamento a motivare una decisione che, di fatto, non gli spettava. Perché a valutare la credibilità di un teste e la sua importanza non è certo il ministero dell’Interno ma la magistratura.
Solo chi è stato dentro a una organozzazione mafiosa può raccontare i fatti.Certamente se a parlare fossero le “brave persone”del terzo o quarto livello,la testimonianza di non Spatuzza sarebbe poco rilevante.
Se il governo sta imbavagliando e depotenziando la magistratura,può far parlare Spatuzza?
Che poi scusate, ma Dell’Utri in primo grado è già stato condannato no? Quindi le prove i magistrati le avevano già trovate…a che pro delegittimare Spatuzza, se tanto le prove ci sono lo stesso? Se solo la gente non dimenticasse…
Un saluto ai Masciari. Spero che Pino torni presto a Trento, è sempre un piacere ascoltarlo!
Temo seriamente che l’Italia sia ormai un narco stato in mano alle mafie. Il tentativo di fermare Spatuzza è la dimostrazione evidente che quello che racconta è vero e dimostrabile. Teniamo duro, tutti noi, non abbassiamo la guardia, anche se oggi mi sembra davvero che possa non bastare.