Italia 2010. Siamo al punto di partenza, al punto di molti anni fa, il 1997. C\’è una persona che vuole opporsi e denunciare. Che dice chiaramente che la \’ndrangheta fa schifo e l\’unico modo per fermarla è combatterla. Questa persona mette in gioco la sua vita perché sa che è giusto farlo.
Nel 1997 questa persona viene fatta sparire per \”motivi di sicurezza\”, viene allontanata dalla sua terra, la Calabria, e portata lontana.
La Calabria non lo vuole, perché la Calabria lo ucciderebbe. E così comincia la sua vita nascosta, lontana, città sconosciute, case non sue, luoghi segreti. Tornare in Calabria? Quello no. Là comanda la \’ndrangheta e lo stato non si sente abbastanza forte da proteggerlo.
Sono passati 14 anni, questa persona ha fatto arrestare circa cinquanta \’ndranghetisti, ha dovuto rinunciare alla propria vita e al proprio lavoro, ha rinunciato a tutto per motivi di legalità.
Oggi questa persona ha raccontato tutto in un libro, e sta presentando questo lavoro in Italia. Oggi è a Reggio Calabria a parlare di legalità e di lotta alla \’ndrangheta. Doveva avere una scorta che lo accompagnasse, come succede sempre quando si sposta (perché denunciare la \’ndrangheta in Italia è pericoloso, chiedete agli imprenditori lombardi…) e invece questa scorta lo accompagna fino alle porte della Calabria, poi lo abbandona…
Quando questa persona arriva in Calabria, il mondo si capovolge, le scorte spariscono, deve dormire da solo, viene lasciato solo. Viene impaurito, intimidito. Ogni volta che questa persona torna in Calabria, lo stato lo abbandona e sembra suggerigli la frase: \”Caro Pino Masciari, non sei molto gradito qui da noi, e quando vieni in Calabria faremo di tutti perché il tuo soggiorno sia abbastanza difficile\”.
Comanda la paura in Calabria, comanda chi non ha rispetto e chi impone la propria legge contro la legge dello stato. Perché lo stato lì sembra non esserci.
Questa sera Pino Masciari è stato lasciato solo da quella scorta che dovrebbe avere per diritto. Sarà da solo, quando da solo non dovrebbe essere.
Non so cosa succede in questa storia. Alla trasmissione di Domenica In avete elogiato lo Stato dicendo che ora testimoniare conviene che gli imprenditori in Calabria non sono lasciati da soli a combattere contro la ‘ndrangheta, che lo Stato protegge chi denuncia, le leggi sono buone. Il brutto passato, quando i testimoni venivano abbanonati, è da dimenticare. Nessun richiamo alla storie dei tanti testimoni che stanno morendo, nessuno richiamo alla tragica fine della povera Lea sciolta nell’acido. Non sto dicendo che avreste dovuto farlo voi, amici di Pino Masciari, ma almeno Lorella Cuccarini che è una donna intelligente, tra un balletto e una mossa vrebbe dovuto esprimere un pò di solidarietà per Lea e ricordare che se ce l’ha fatta uno, un solo eroe, gli altri settanta si ritrovano con gravi problemi. Non importa. Sono felice che Pino ce l’ha fatta. Sono felice che un italiano coraggioso come Pino ha sacrificato la sua vita in nome della giustizia. Non sono felice per i restanti 70 testimoni che ogni giorno continuano ad essere minacciati da un Commissione Ministeriale e, da un sottosegretario che fa di tutto per farli sparire, alimentando un clima di ostilità e di terrore verso chi non ha fatto altro che combattere le mafie.Noi andremo avanti, denunciando la condizione di tutti, gli ultimi articoli usciti sui quotidiani, descrivono una realtà diversa da quella che è apparsa tra un balletto e, una mossa di Domenica In.
Auguri e saluti affettuosi.
Cara Elena, provo a risponderti io. Quello che dice Pino è molto semplice: quando lui ha denunciato, le leggi in materia erano vaghe e colme di lacune, ora quelle leggi ci sono, ci sono le sentenze del Tar che hanno dato ragione a Pino e fanno dunque giurisprudenza anche per gli altri testimoni. Ciò non toglie che ogni volta che Pino mette piede in Calabria, qualcosa va storto, non si trova protetto come altrove e l’impressione è proprio quella di uno Stato debole, proprio in quella terra per cui tanto Pino ha dovuto sacrificare.
Per quanto riguarda le trasmissioni, beh sai anche te come funziona, si registra ore per vedere in onda meno della metà, ma Pino si è messo sempre a disposizione di tutti, compatibilmente con gli impegni già assunti. Non credo si stia dicendo che è tutto risolto, ma bisogna ammettere che dagli anni novanta si sono fatti passi da gigante… ed ancora altri bisogna farne, su questo non vi è dubbio! Bisogna rimanere uniti, tutti isieme senza disersione di energie..
Un caro saluto Elena, e un abbraccio a tutti i Masciari!
denise
Non ho parole per esprimere la rabbia, l’indignazione e anche la delusione per come è stato trattato ancora una volta Pino in Calabria!
Vorrei solo urlare VERGOGNA!! ma anche questo non servirebbe. Ha ragione Denise: ora le leggi ci sono..pretendiamo il loro rispetto!! Rimaniamo uniti e facciamo quello che possiamo per migliorare ancora, Ognuno di noi può fare la differenza.
Pare che Pino ora come ora non possa tornare in Calabria, ma non sta scritto da nessuna parte che deve subìre questa situazione per sempre..se continuiamo a impegnarci e stiamo uniti, come dice Denise, forse un giorno Pino potrà tornare nella sua terra e vivere una vita normale.
Un abbraccio alla famiglia Masciari e un saluto a tutti gli amici del blog
Non bisogna cadere nell’errore di pensare in bianco e nero. Denunciare oggi è forse più semplice di quanto non fosse ai tempi delle denunce di Pino Masciari, ma non è scontato dire che denunciare oggi non è ancora sufficientemente semplice e conveniente, per il cittadino onesto, da far scattare quel meccanismo per cui a estorsione/minaccia subita si risponde automaticamente con il ricorso a vie legali. La “barriera” non è necessariamente di natura legale, è la mentalità dei cittadini che circondano la vittima a frenare. Se la denuncia venisse incoraggiata nelle parole e nei fatti, dalle istituzioni e dai cittadini, probabilmente oggi la criminalità organizzata non esisterebbe neppure.
Credo che il significato delle parole di Pino Masciari a Domenica In sia stato questo.