Pubblichiamo di seguito il tema di una studentessa, Silvia del Liceo Marie Curie di Collegno (To), riguardante la settimana di autogestione che ha visto fra gli incontri anche quello con Pino Masciari.
Il 1 febbraio 2011, durante l’attività di autogestione del liceo Marie Curie, è venuto Pino Masciari a raccontare la sua storia presentando il suo libro “Organizzare il coraggio.La nostra vita contro la’ndrangheta”. Nel libro sono raccolte le testimonianze di Pino e di sua moglie Marisa.
Pino era un imprenditore edile affermato che da un giorno all’altro ha dovuto lasciare le sue imprese per fuggire dalla mafia.
Ci ha raccontato che una mattina di qualche anno fa gli arrivò una richiesta da parte della’ndrangheta di pagargli il 3% per ogni suo appalto. Pino non si fece piegare dai ricatti e rifiutò. Si rivolse alle forze dell’ordine che non reagirono minimamente. Chiese aiuto ad un parente carabiniere che gli consigliò di rinunciare a denunciarli poiché non si poteva intervenire.
Pino si interrogò a lungo sul perché le forze dell’ordine avessero timore di attaccare questi mafiosi e solo successivamente capì che era stato trascinato in un giro molto più grande di quanto potesse immaginare. Se pure la polizia aveva paura di accogliere le numerose denunce di tutti i piccoli impresari che venivano ricattati, era segno che la mafia aveva molto più potere di quanto si potesse immaginare.
Pino continuò con la sua impresa fino a quando non gli arrivò una richiesta molto strana da parte dello Stato italiano, con cui si chiedeva di retribuire allo Stato stesso il 6% del guadagno di ogni appalto.
Pino subito si rese conto di quanto fosse ridicola la situazione: aveva tentato di denunciare la richiesta del 3% da parte della mafia ed in quel momento lo Stato italiano richiedeva esattamente il doppio.
La mafia tentò più volte di attentare alla sua vita e a quella dei suoi familiari, poiché era riuscito a portare in tribunale la sua protesta. Venne inserito in un programma speciale di protezione che lo costrinse a scappare al nord Italia con la moglie e i due figli, senza avvertire nessun amico, familiare o conoscente.
Sia lui che la moglie, dentista affermata, dovettero lasciare il posto di lavoro e sparire nel nulla in una notte sola. Gli vennero date tre case come rifugio, una delle quali fu la loro dimora stabile per alcuni anni. I bambini non potevano uscire dal paesino in cui erano, non potevano invitare amici a casa, uscire a giocare.
Erano obbligati a stare in quattro fredde mura.
Una notte Pino si svegliò e attorno al suo letto si ritrovò quattro uomini: tentò di ribellarsi con tutte le sue forze per raggiungere i suoi bambini nella loro cameretta. Fortunatamente intervennero le guardie del corpo mettendo in salvo Pino e la sua famiglia. E ancora una volta Masciari venne trasferito in una casa in campagna completamente isolata per poter essere ancora più al sicuro.
L’organizzazione protezione testimoni ritenne che Pino Masciari e la sua famiglia fossero in grave pericolo di vita e sconsigliò loro di ritornare nel loro paese d’origine: per la loro incolumità vennero “esiliati” in località protetta.
Pino si ricreò una vita, i suoi figli poterono tornare a scuola ma egli non osò mai accompagnarli a scuola per paura che, mettendo in moto la macchina, essa saltasse in aria con lui e i figli.
Questa storia mi ha commossa molto. Mi ha stupito quanto possa diventare reale quella cosa che per me è solo un’ idea di ciò che può essere la mafia. Per molte persone la ’ndrangheta è solo l’ideale di male, di terrorismo, ma non si può sapere cos’è realmente finchè non lo si prova sulle propria pelle.
Tornata a casa, il giorno della conferenza di Pino Masciari, ho voluto cercare su internet notizie per saperne di più della sua vicenda e di cos’è la mafia.
Quella di Pino Masciari è una delle tante storie di attacchi da parte della mafia, ma il fatto di averlo sentito raccontare in prima persona, aver visto quest’uomo piangere davanti a noi, ha reso la sua storia anche un po’ nostra.