Una risposta

  1. Arturo Francesco ha detto:

    Mi auguro che l’occasione del Convegno promosso dalla Conferenza Episcopale della Calabria sia propizia per una riflessione seria sul ruolo che anche la Chiesa ed i suoi rappresentati possono svolgere, e in maniera peculiare, all’interno di una realtà come quella calabrese. Realtà che se venisse giudicata attraverso il florilegio delle innumerevoli celebrazioni e manifestazioni religiose che scandiscono la vita delle comunità, potrebbe sembrare il luogo dove, più che in altri, trovano concretezza ed espressione i valori ed i principi di cui la Chiesa si dice portatrice.
    La realtà è ben lontana dal dimostrare la veridicità di questo assunto: anzi, si assiste piuttosto ad una profonda, per certi versi scandalosa, dissociazione fra l’apparenza delle manifestazioni esteriori di cui si diceva prima e la reale rispondenza di certi uomini e comunità ai valori che si sogliono normalmente ricondurre alla fede religiosa. Non solo gli uomini della mafia vengono scoperti intenti a letture “edificanti” di testi sacri, salvo poi usare quei testi come una sorta di codice per criptare i famigerati “pizzini” di cui abbiamo avuto notizia, ma, per un assurdo paradosso, arrivano ad usare i luoghi religiosi come sede simbolica di riunioni-summit dei boss. E’ realtà storica che uno dei luoghi più cari alla religiosità popolare calabrese , il Santuario della Madonna di Polsi, venisse usato dai boss della ‘ndrangheta come luogo di quegli incontri che di religioso non avevano davvero nulla. Anche questi sono “simboli” con i quali le mafie affermano il loro controllo sul territorio.
    Una azione forte di vicinanza e di appoggio da parte della Conferenza Episcopale calabrese, a Pino Masciari, testimone di giustizia calabrese, sarebbe importante per mostrare e dimostrare che anche la Chiesa sceglie da che parte stare, senza le ambiguità che a volte, in quelle terre, ne hanno offuscato l’immagine.
    Sembra essere stata presto dimenticata l’immagine e la forza con cui Giovanni Paolo I, in terra di Sicilia e all’indomani delle stragi dei giudici Falcone e Borsellino, brandendo il crocefisso ordina perentorio la conversione dei criminali. “Verrà un giorno!…Convertitevi!”
    I vescovi calabresi facciano risuonare dinuovo quel grido, con la stessa forza. Uniscano la loro forza a quella di Pino Masciari che, da troppi anni oramai, lotta per l’affermazione dei suoi diritti e perchè ritorni la Legalità e l’Etica nella terra in cui è nato. La storia di Pino Masciari è il tassello importante di un quadro che si è spezzato e che si stenta a ricomporre.
    Anche la Chiesa deve dare un contributo importante affinchè i valori per i quali Pino Masciari ha sacrificato per tanti versi le condizioni della sua vita e di quella della sua famiglia, valori quali il rispetto della Legge, l’etica morale dei comportamenti, l’onestà, tornino ad essere riferimento essenziale delle comunità calabresi e nel nostro “malato” paese.
    Un abbraccio a Pino, a Marisa , ad Ottavia e a Francesco.
    Arturo Francesco Masciari

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